Lezione 6 di 10
In Corso

Travaglio e gestione del dolore

Il travaglio di parto è la fase finale della gravidanza, quel periodo che separa la vita endouterina del feto e la vita extrauterina del bambino. Lo scopo del travaglio è quello di far aprire il collo dell’utero e far scendere il bambino nel canale del parto, fino alla nascita.

Il travaglio di parto viene diviso schematicamente in tre fasi, chiamate stadi:

  • Primo stadio: è la fase del travaglio in cui si hanno contrazioni e si ha dilatazione del collo dell’utero.
  • Secondo stadio: è anche detto “periodo espulsivo” e si riferisce infatti alla fase in cui la mamma asseconda la sensazione di dover spingere, fino al momento il cui nasce il proprio bimbo.
  • Terzo stadio: è anche detto “secondamento”, cioè si tratta della fase in cui dopo la nascita del bambino vengono espulsi anche la placenta, il cordone, il sacco amniotico e il liquido amniotico.

Dal punto di vista pratico, possiamo considerare due momenti fondamentali del travaglio, una fase prodromica e una fase attiva.

Per fase prodromica si intende tutto quel periodo, variabile da donna a donna e da gravidanza a gravidanza, caratterizzato da una serie di contrazioni uterine irregolari, che possono essere dolorose, ma sono intervallate a volte da lunghe pause di durata discontinua.

Queste contrazioni servono all’utero per allenarsi e al collo dell’utero per prepararsi alla dilatazione poco alla volta. Il passaggio da prodromi a travaglio attivo avviene quando le contrazioni diventano regolari e la dilatazione del collo dell’utero è di circa 4-5 cm.

Il tempo per raggiungere questo risultato non è sempre uguale, dipende molto dalle condizioni in cui si trova il collo dell’utero all’inizio del travaglio. Può durare da alcune settimane ad alcune ore.

Durante questo periodo, in una gravidanza fisiologica e se il sacco amniotico è integro, si può anche restare in casa finché la vostra compagna si sente comoda e al sicuro, in un luogo intimo e protetto, dove può muoversi liberamente, assecondare il dolore con le posizioni, avere la compagnia giusta, fare piccoli pasti digeribili e bere bevande leggermente zuccherate. Per ingannare l’attesa ed evitare lo stress è bene fare attività piacevoli, passeggiare, riposarsi, dormire.

Come puoi essere di aiuto in questa fase, caro papà?

Prepara alla tua compagna un bel bagno o doccia calda, la aiuterà a rilassare la muscolatura. Proponile anche un massaggio a  livello della schiena: la aiuterà a scaricare la tensione e ad alleviarle il dolore.

Inoltre anche l’attività sessuale è riconosciuta come benefica in questa fase, in quanto permette il rilascio di endorfine che provocano rilassamento e benessere, mentre le prostaglandine (presenti anche nello sperma dell’uomo) stimolano le contrazioni e ammorbidiscono il collo uterino. Parlane con la tua compagna, l’importante è che lei si stenta protetta e rilassata il più possibile, in modo da arrivare pronta e riposata al momento del parto.

Per travaglio attivo si intende quella fase che parte dal momento in cui le contrazioni si presentano ad intervalli regolari l’una dall’altra (circa 3 in dieci minuti e dalla durata di circa 40-60 secondi l’una) e sono dolorose, fino al parto; la dilatazione del collo dell’utero dai 4-5cm prosegue fino ai 10 cm: a questo punto la dilatazione è “completa”.

Nella fase attiva del travaglio il dolore si localizza solitamente a livello del sacro e del pavimento pelvico, dovuto al passaggio del feto nel canale del parto. Se non è ancora avvenuta, si verifica anche la rottura del sacco amniotico, con la fuoriuscita di liquido amniotico, di cui verrà controllato che il colore sia limpido.

Il travaglio attivo, per quanto anch’esso variabile da donna a donna, non dovrebbe prolungarsi oltre le 12 ore per le donne che non hanno mai partorito e le 10 ore per quelle donne che invece hanno già partorito.

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